Continuiamo a riflettere sulla centralità delle persone nell’innovazione digitale portando l’attenzione sulla cittadinanza attiva. Il concetto di inclusione infatti è strettamente correlato con quelli di collaborazione e condivisione. Uno degli aspetti fondamentali per facilitare l’inclusione digitale e un nuovo modello sociale è il networking.

Il networking per l’attivismo civico

Fare rete ha un ruolo fondamentale per costruire una cittadinanza attiva. Sviluppare la partecipazione all’interno delle comunità serve per creare, condividere ed esprimersi attraverso qualsiasi canale mediatico. La cultura partecipativa ispirata da Internet e dai social media dà la possibilità infatti alle persone di contribuire attivamente alle attività di un’organizzazione.

L’attivismo civico, poi, viene potenziato grazie alla forza degli strumenti digitali. A partire dalla primavera araba di qualche anno fa, quando l’utilizzo di Twitter ha consentito la diffusione diretta di notizie provenienti da paesi altrimenti esclusi dall’informazione dei media tradizionali. Questa comunicazione dal basso è come un immenso tam tam creato direttamente dagli utenti che informa altri utenti senza avere confini geografici o culturali. Al contempo impone una riflessione sulla verifica a monte delle informazioni.

Le esperienze di attivismo in Italia

Anche nel nostro paese si è sviluppato il civic hacking, ovvero la partecipazione diretta delle persone attraverso gli strumenti digitali a sostegno delle comunità (sia in caso di calamità che per fornire servizi utili). Possiamo portare ad esempio la community di “Terremotocentroitalia”.

I primi timidi segnali si erano avuti già con il terremoto in Emilia nel 2012, quando le prime informazioni erano generate direttamente dai cittadini nei luoghi del cratere. Questa prima esperienza ha fatto crescere la consapevolezza delle potenzialità del mezzo. Così subito dopo il tremendo sisma del 2016 in centro Italia si è ulteriormente evoluta in un progetto articolato che ha suscitato l’interesse anche dei media stranieri. L’aspetto interessante è che questa modalità partecipativa viene ormai replicata spontaneamente dagli utenti non appena si verifica un evento drammatico che colpisce una comunità.

Ma c’è anche il caso interessante della social street: il primo esempio è stato in via Fondazza a Bologna. Nata da un gruppo Facebook, ora è una realtà concreta dove gli abitanti della via comunicano fra loro e offrono servizi in cambio di aiuto e condivisione. Una esperienza che è stata replicata anche in altre realtà cittadine.

Inclusione digitale e cittadinanza attiva

Gli strumenti digitali possono dunque potenzialmente accrescere la partecipazione attiva dei cittadini alla vita della propria comunità e la creazione di reti solidali che supportano concretamente il territorio. Oltre a stimolare le amministrazioni locali e le istituzioni verso un’innovazione sociale. Il dato fondamentale è che tutte queste esperienze sono altamente replicabili e adattabili alle circostanze, senza costi particolari.

Questo ci conferma che se l’innovazione digitale include prima di tutto le persone, i devices tecnologici diventano uno strumento incredibile per interagire, lavorare, comunicare e migliorare la quotidianità.